Piccola posta 21 maggio 2009
Marco Pannella, l`ennesimo, ha parecchie buone ragioni. Si riassumono bene nel sondaggio dal quale ha preso le mosse questo suo nuovo sciopero della fame e della sete (ennesimo, come si usa dire: i digiuni di Marco sono ennesimi per definizione, da mezzo secolo a questa parte). Quel sondaggio diceva, pare, che gli italiani cui è arrivata la notizia che i radicali si presentano alle elezioni con la lista Bonino-Pannella sono il 3 per cento. Cioè che il 97 per cento non lo sa. Ora, immaginare anche solo teoricamente, perché le garanzie democratiche devono essere almeno teoriche, che si possa mirare a superare il 4 per cento dei votanti quando solo il 3 per cento dei votanti sa dell`esistenza dei votandi, è impossibile: viene un risultato col segno meno. In teoria, sempre, i radicali sono fuori gara, e corrono solo per far meglio conoscere il loro pensiero sulla democrazia italiana dal Dopoguerra a oggi. Non avrebbero dovuto arrivare a questo punto. Ci sono arrivati perché le due altre liste che avrebbero potuto - "in teoria" - accoglierli, il Pd e Sinistra e libertà, non li hanno voluti. Questa chiusura è molto grave. Ma i radicali avrebbero dovuto impedirla, o farla pagare molto più cara: così almeno penso. Il fatto è che, lo ripeto, i radicali sono i migliori fra i nostri parlamentari europei e fra i parlamentari europei in generale. I più affezionati a una bella idea dell`Europa, i più capaci di fare un buon uso della loro carica per difendere le buone cause nel mondo. Personalmente per Marco l`uscita dal parlamento europeo sarà – sarebbe - la più dolorosa delle conclusioni, perché in quel parlamento sta con pieno merito da trent`anni, salve le interruzioni per gli avvicendamenti di cui possono andare fieri. Dunque lo sciopero della sete di Marco - chi ne metta in discussione o perfino ne derida la durezza non sa di che cosa parla, e non ha visto la faccia di Marco e le sue parole prosciugate - prende anche `il sapore del commiato e del testamento del vecchio leone dalla criniera ottuagenaria spinto fuori dalla sua foresta. Marco vuole ancora una volta che gli elettori siano informati per poter decidere, ma forse, senza volere, vuole anche lasciare un segno ultimo nella foresta dalla quale sta per essere esiliato. Tutte le sue buone ragioni hanno ricevuto parecchi riconoscimenti, mi pare, e ciò sembra dare alla fine ragione alla sua scelta ennesima. Ma gli danno torto. Lui tira una corda che non è affatto saldamente nelle sue mani, come si illude che sia. Lui dispiace a chi gli vuole bene. Se quando le mie righe usciranno, la mattina di giovedì, non avrà già bevuto, ripudierò la sua amicizia. Lo so, non vale niente. Per me sì.
Adriano Sofri
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