Vedova Pinelli: Calabresi, mai creduto alla colpevolezza di Sofri
'Mio marito ucciso in questura: e' una ferita che va riparata'
Roma, 15 gen. (Apcom) - L'anarchico Pino Pinelli è stato ucciso in questura e dell'omicidio del commissario Calabresi non è colpevole Adriano Sofri. A ribadire le sue convinzioni, a quasi quarant'anni di distanza da quei tragici episodi, è la vedova di Pinelli, Licia Rognini, intervistata dall'Espresso per commentare il libro di Adriano Sofri sull'assassinio del commissario Calabresi. "L'ho detto anche ai giudici che me l'hanno chiesto, ne sono così convinta - dice - che è come se l'avessi visto con i miei occhi. L'hanno colpito, l'hanno creduto morto e l'hanno fatto volare dalla finestra. Solo qualcuno che era in quella stanza può raccontare la verità, non ho mai smesso di sperarlo".
Alla domanda se pensi che suo marito, che era stato arrestato come indiziato della strage dio piazza Fontana, abbia cercato di dire qualcosa prima di morire, la vedova risponde: "Non ne ho nessuna prova. Quel che so è che non hanno lasciato entrare nella stanza mia suocera, che era corsa in ospedale mentre io portavo le bambine a casa di amici. Finché Pino non è morto, vicino al suo letto ci sono stati i poliziotti. Solo quando tutto è finito hanno aperto la porta".
"La morte di mio marito, a 40 anni di distanza, è una ferita aperta, un'ingiustizia - dice la signora Rognini - che deve essere riparata". Secondo la vedova Pinelli "sono troppe le bugie di quei processi, le contraddizioni fra Caizzi, il primo giudice che archivia il fatto come morte accidentale, il giudice Amati che parla di suicidio e D'Ambrosio che conclude per il 'malore attivo'. Non posso credere che questa tragedia sia sepolta senza una verità".
Quanto a Sofri, che è stato condannato per l'omicidio Calabresi dopo una lunga serie di procedimenti, ha sempre negato la sua colpevolezza e nel suo ultimo libro ammette una responsabilità 'politica' per la campagna contro il funzionario di polizia che all'eopca fu ritenuto da molti responsabile della fine di Pinelli, "non ho mai creduto - dice Licia Rognini - alla colpevolezza di Sofri e dei suoi compagni, neanche come ispiratori di quel delitto. E' mia convinzione che i responsabili vadano cercati altrove. So che è un'opinione poco condivisa, ma credo che Calabresi sia stato ammazzato perché non potesse più parlare, come tanti altri che avevano avuto a che fare con la strage di piazza
Roma, 15 gen. (Apcom) - L'anarchico Pino Pinelli è stato ucciso in questura e dell'omicidio del commissario Calabresi non è colpevole Adriano Sofri. A ribadire le sue convinzioni, a quasi quarant'anni di distanza da quei tragici episodi, è la vedova di Pinelli, Licia Rognini, intervistata dall'Espresso per commentare il libro di Adriano Sofri sull'assassinio del commissario Calabresi. "L'ho detto anche ai giudici che me l'hanno chiesto, ne sono così convinta - dice - che è come se l'avessi visto con i miei occhi. L'hanno colpito, l'hanno creduto morto e l'hanno fatto volare dalla finestra. Solo qualcuno che era in quella stanza può raccontare la verità, non ho mai smesso di sperarlo".
Alla domanda se pensi che suo marito, che era stato arrestato come indiziato della strage dio piazza Fontana, abbia cercato di dire qualcosa prima di morire, la vedova risponde: "Non ne ho nessuna prova. Quel che so è che non hanno lasciato entrare nella stanza mia suocera, che era corsa in ospedale mentre io portavo le bambine a casa di amici. Finché Pino non è morto, vicino al suo letto ci sono stati i poliziotti. Solo quando tutto è finito hanno aperto la porta".
"La morte di mio marito, a 40 anni di distanza, è una ferita aperta, un'ingiustizia - dice la signora Rognini - che deve essere riparata". Secondo la vedova Pinelli "sono troppe le bugie di quei processi, le contraddizioni fra Caizzi, il primo giudice che archivia il fatto come morte accidentale, il giudice Amati che parla di suicidio e D'Ambrosio che conclude per il 'malore attivo'. Non posso credere che questa tragedia sia sepolta senza una verità".
Quanto a Sofri, che è stato condannato per l'omicidio Calabresi dopo una lunga serie di procedimenti, ha sempre negato la sua colpevolezza e nel suo ultimo libro ammette una responsabilità 'politica' per la campagna contro il funzionario di polizia che all'eopca fu ritenuto da molti responsabile della fine di Pinelli, "non ho mai creduto - dice Licia Rognini - alla colpevolezza di Sofri e dei suoi compagni, neanche come ispiratori di quel delitto. E' mia convinzione che i responsabili vadano cercati altrove. So che è un'opinione poco condivisa, ma credo che Calabresi sia stato ammazzato perché non potesse più parlare, come tanti altri che avevano avuto a che fare con la strage di piazza
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