Se una sentenza non vale nulla
La Repubblica del 17 dicembre
di Adriano Sofri
Il cerchio dei bracconieri si stringe addosso al corpo di Eluana Englaro. Ora è il ministro Sacconi a rovesciare un’estenuante e definitiva trafila di sentenze con una circolare imperiosa a tutte le regioni -un ukaz, per l’esattezza - perché nessuna struttura sanitaria, né pubblica né privata, sospenda mai l’alimentazione artificiale a una persona "diversamente abile", cioè a Eluana, perché è di lei che così si tratta. Peccato, Sacconi è un ministro del Pdl che non rinnega il proprio passato di socialista: lo ridicolizza. Del resto è l’ultimo arrivato nella muta arrabbiata che bracca quella famiglia italiana, che la butta a spintoni da un tribunale all’altro, che la caccia ululando da una regione all’altra, che le nega il silenzio rispettoso e doloroso al quale aveva da sempre umanamente diritto, e se l’è conquistato legalmente attraverso un calvario giudiziario accompagnato da una pubblica gogna.
«La legge non la fa Sacconi», ha protestato il legale della famiglia. Già: ma Sacconi la disfa. O almeno ci prova. Non costa niente. Ci provano, negli stessi giorni, nello stesso ministero della pubblica virtù, con la Ru 486. Espedienti e spregiudicatezza sembrano diventatile armi di un vittimismo oltranzista che pretende per sé l’amore assoluto per la vita, avventandosi contro le particolari e fortuite vite altrui. Chi ha provato compassione, rispetto e solidarietà per i signori Englaro non ha desiderato al posto loro nessuna decisione: che la vita di Eluana finisse prima o dopo, e in questo o quel luogo. Ha solo desiderato, come cosa giusta e umanamente degna, che la loro disgrazia ridiventasse solo loro, che la decisione, e se e quando e dove, riguardasse loro, così come legge e sentenze hanno definitivamente garantito. Gli oltranzisti dell’amore per la Vita maiuscola (e del cinismo sulle minuscole vite personali) avrebbero dalla loro una forza decisiva, che è l’obiezione di coscienza. Dei cristiani non dovrebbero mai dimenticarsene, della chiesa primitiva o dei loro confratelli martirizzati in tante parti del mondo d’oggi.
La coscienza permette di obiettare alle leggi e alle sentenze, a costo della persecuzione: di rovinarsi una carriera, di perdere il lavoro, di finire in galera, di pagare con la vita... Quando l’obiezione non costa niente a sé e tutto ad altri, quando anzi giova alla carriera e rende più facile una vita facile, non c’entra più con la coscienza. E’ un trucco. E’ la Morale, nascosta in una mezza manica.
di Adriano Sofri
Il cerchio dei bracconieri si stringe addosso al corpo di Eluana Englaro. Ora è il ministro Sacconi a rovesciare un’estenuante e definitiva trafila di sentenze con una circolare imperiosa a tutte le regioni -un ukaz, per l’esattezza - perché nessuna struttura sanitaria, né pubblica né privata, sospenda mai l’alimentazione artificiale a una persona "diversamente abile", cioè a Eluana, perché è di lei che così si tratta. Peccato, Sacconi è un ministro del Pdl che non rinnega il proprio passato di socialista: lo ridicolizza. Del resto è l’ultimo arrivato nella muta arrabbiata che bracca quella famiglia italiana, che la butta a spintoni da un tribunale all’altro, che la caccia ululando da una regione all’altra, che le nega il silenzio rispettoso e doloroso al quale aveva da sempre umanamente diritto, e se l’è conquistato legalmente attraverso un calvario giudiziario accompagnato da una pubblica gogna.
«La legge non la fa Sacconi», ha protestato il legale della famiglia. Già: ma Sacconi la disfa. O almeno ci prova. Non costa niente. Ci provano, negli stessi giorni, nello stesso ministero della pubblica virtù, con la Ru 486. Espedienti e spregiudicatezza sembrano diventatile armi di un vittimismo oltranzista che pretende per sé l’amore assoluto per la vita, avventandosi contro le particolari e fortuite vite altrui. Chi ha provato compassione, rispetto e solidarietà per i signori Englaro non ha desiderato al posto loro nessuna decisione: che la vita di Eluana finisse prima o dopo, e in questo o quel luogo. Ha solo desiderato, come cosa giusta e umanamente degna, che la loro disgrazia ridiventasse solo loro, che la decisione, e se e quando e dove, riguardasse loro, così come legge e sentenze hanno definitivamente garantito. Gli oltranzisti dell’amore per la Vita maiuscola (e del cinismo sulle minuscole vite personali) avrebbero dalla loro una forza decisiva, che è l’obiezione di coscienza. Dei cristiani non dovrebbero mai dimenticarsene, della chiesa primitiva o dei loro confratelli martirizzati in tante parti del mondo d’oggi.
La coscienza permette di obiettare alle leggi e alle sentenze, a costo della persecuzione: di rovinarsi una carriera, di perdere il lavoro, di finire in galera, di pagare con la vita... Quando l’obiezione non costa niente a sé e tutto ad altri, quando anzi giova alla carriera e rende più facile una vita facile, non c’entra più con la coscienza. E’ un trucco. E’ la Morale, nascosta in una mezza manica.
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