lunedì, gennaio 26, 2009

Grandina, in Vaticano

di Angiolo Bandinelli *

Non solo piove, in Vaticano, ma forse grandina. E grandina non tanto per qualche bizzaria atmosferica o per una ignota decisione divina, ma per una diretta e deliberata volontà delle gerarchie d’Oltretevere. Data la qualità e l’intensità del fenomeno, c’è anzi da sospettare che il primo impulso per questa catastrofe meteorologico-teologico-pastorale venga direttamente da papa Ratzinger, Benedetto XVI. Ratzinger è stato professore di teologia, tedesco e dunque vicino e consonante con l’altro professore tedesco, seppure di sola filosofia, Martin Heidegger. Già i filosofi, da Platone a Hegel allo stesso Heidegger, quando si occupano di politica sono elitari e reazionari, figuriamoci quanto arriveranno ad essere assolutisti i teologi, che hanno il privilegio di poter non solo parlare di dio (come i filosofi), ma direttamente da lui sono ispirati: parlavano ex cathedra, un tempo, solo nelle occasioni e sui temi più solenni, oggi un papa presume di parlare ex cathedra anche quando si occupa di minuzie parrocchiali.

La notizia che segue, tratta da un sito abbastanza ben informato di cose clericali (e un po’ prono ad esse) ci parla di un teologo, Roger Haight, appartenente alla Compagnia di Gesù, che ha scritto su Gesù, la sua persona e il suo insegnamento, avanzando tesi che non sono piaciute alla Congregazione per la Dottrina della Fede, fin dall’epoca in cui la potente congregazione era presieduta proprio dal prof. Ratzinger. Oggi, le autorità vaticane sono arrivate ad ingiungere ad Haight di astenersi dall’insegnamento, anche in istituti non cattolici, “finché le sue posizioni non siano rettificate così da essere in piena conformità con la dottrina della Chiesa”.

Di questa vicenda non si è occupato nessuno, nessun organo di stampa ne ha parlato o scritto. Tutti, in questi giorni, commentano un’altra decisione papale, quella di sollevare dalla scomunica i vescovi della Fraternità San Pio X, i cosiddetti lefebrviani. I mass media seguono la vicenda non tanto per quel significa per sé (o anche per i malumori che ha suscitato presso il clero francese) ma per gli strascichi che ne sono seguiti. Uno dei vescovi della Fraternità, Richard Williamson, ha manifestato, in più di una occasione, sentimenti antiebraici, arrivando anche a negare la verità storica dell’Olocausto. Niente di strano in questo, la cultura cattolica più tradizionale è sempre stata, checché se ne dica, antiebraica: per quella cultura gli ebrei sono sempre i perfidi assassini di Gesù Cristo. Ma la decisione è stata aspramente commentata dal mondo ebraico, già da tempo insospettito di certi disinvolti atteggiamenti ratzingeriani nei loro confronti.

Certo, questa notizia fa scalpore. Noi però la leggiamo nella filigrana dell’altra, che qui riportiamo, relativa al teologo Haight. E perché? Perché, come ci dice esplicitamente la nota dell’agenzia diretta da Sndro Magister, dietro Haight quel che è preso di mira è probabilmente l’intero ordine dei gesuiti, e addirittura la persona del cardinal Martini, anche lui gesuita. Mettiamo in fila queste notizie, ed altre di cui la cronaca è da qualche tempo non avara, e noi avremo il quadro di un mondo cattolico abbastanza scosso, a disagio, sotto la guida di un pontefice che era stato (ci pare) chiamato a succedere all’estroverso Giovanni Paolo II per ridare certezze e unità alla Chiesa. Sta succedendo il contrario: oggi la chiesa è, in qualche modo, in una centrifuga, o almeno così appare, nonostante gli sforzi della Rai per patinarne (a spese del contribuente) l’immagine. Al centro del confronto è, va detto con tutta chiarezza, il Concilio Vaticano II, il suo tentativo di innovazione e di incardinamento della Chiesa cattolica nel mondo moderno. Questa fiammella viene tenuta accesa, con difficoltà, da qualche parte del mondo cattolico, per esempio nella scuola bolognese di Alberigo. Papa Ratzinger guida il tentativo, invece, di far trionfare ancora, sotto il baldacchino di San Pietro, il tradizionalismo più puro.

Secondo il teologo à la page Vito Mancuso, ci sarebbe il rischio di un po’ di reazione in agguato. No, no: qui siamo già dentro una vera e propria Controriforma. Ah, se invece di vaticanisti e di teologi ci fossero in giro giornalisti da inchiesta sul campo!

*Angiolo Bandinelli, toscano di Chianciano, ha diviso la sua vita tra passione letteraria, cultura, giornalismo e politica. Traduttore di Eliot, Coleridge, Stevenson e poeta lui stesso, è stato tra i primi iscritti del Partito radicale, di cui è stato segretario politico tra il 1969 e il 1972. Con la sua specifica caratura di intellettuale, si è battuto nelle grandi battaglie sui diritti civili, per il federalismo e per l’Europa. Ne ha raccontato in “Il radicale impunito - Diritti civili, nonviolenza, Europa”. A partire dagli anni Sessanta scrive di politica e cultura per il Mondo di Pannunzio, la Voce repubblicana, e innumerevoli altre testate. In “Opinioni per un anno”, ha raccolto articoli recenti scritti per tre quotidiani molto diversi fra loro: Il Foglio, L’Avanti e L’Opinione.

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