venerdì, maggio 09, 2008

30 anni fa...Peppino




Sono molte le occasioni per celebrare, e ricordare, la memoria di Peppino Impastato, di cui quest'anno, questo maggio, ricorre il trentennale della morte. Si comuncia mercoledì con una manifestazione a Trapani organizzata dall'associazione Libera di don Luigi Ciotti. Ma ce ne sono moltissime, di iniziative. Perché Peppino Impastato con la sua denuncia ironica e irriverente di tutte le coperture dell'Italia delle cosche è una figura che dopo trent'anni appare più viva che mai. Almeno in una fetta d'Italia.

Ci sono gruppi musicali indipendenti e teatranti che lo ricordano. Ma anche iniziative più "politiche" non solo in Sicilia, ma a Bologna, in provincia di Novara, in Toscana, dove è passata ad aprile la carovana antimafia via mare organizzata dal Centro Impastato. La "carovana" è una specie di "Goletta Verde" antimafia: un quindicimetri che ha navigato e naviga per il mar Tirreno facendo tappa per raccontare e testimoniare quello che era l'obiettivo di Peppino e della madre Felicia: sradicare la mafia non solo dalla Sicilia ma da tutta l'Italia. Dopo aver toccato Savona, Genova, La Spezia, Livorno, Anzio, Napoli, Tropea, Messina finirà proprio il 9 maggio nel porto di Terrasini.

Per il trentesimo anniversario dell'uccisione, il prossimo 9 maggio, l'emittente radiofonica Primaradio di Cinisi, che trasmette nelle province di Trapani e Palermo, ha deciso di trasformarsi completamente per un giorno in Radio Aut, amplificatore della sprezzante e impietosa ironia del giornalista ucciso dalla mafia nei confronti di Cosa nostra e del potente capomafia Tano Badalamenti, ribattezzato «Tano seduto». Venerdì Primaradio cambierà così la sua identità in Radio Aut e dedicherà i programmi dell'intera giornata alla memoria di Impastato.

Gli appuntamenti più importanti del trentennale saranno quelli organizzati dal Forum Sociale Antimafia a Cinisi (città di Peppino, dove risiedeva anche Radio Aut), dall’8 all’11 maggio. I temi centrali dei dibattiti saranno, la libera informazione e la comunicazione dal basso, la lotta alla mafia dagli anni 70 ad oggi, ed il ruolo dei movimenti sociali nella lotta alla criminalità. Il 9 maggio invece il corteo nazionale Antimafia, partirà da Radio Aut fino alla Casa Memoria Impastato, percorrendo la via che Peppino percorse la notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 quando fu sequestrato ed ucciso. Una morte che allora passò quasi sotto silenzio, anche perché coincise con un'altra, fatidica per la storia italiana: l'uccisione del presidente della Dc Aldo Moro.

La storia di Peppino Impastato: Inizia presto l’attività politica di Peppino Impastato. Nel 1975 organizza il Circolo "Musica e Cultura", un'associazione che promuove attività culturali e musicali e che diventa il principale punto di riferimento por i giovani di Cinisi. All'interno del Circolo trovano particolare spazio ìl "Collettivo Femminista" e il "Collettivo Antinucleare" Il tentativo di superare la crisi complessiva dei gruppi che si ispiravano alle idee della sinistra "rivoluzionaria", verificatasi intorno al 1977 porta Giuseppe Impastato e il suo gruppo alla realizzazione di Radio Aut, un'emittente autofinanziata che indirizza i suoi sforzi e la sua scelta nel campo della controinformazione e soprattutto in quello della satira nei confronti della mafia e degli esponenti della politica locale. Nel 1978 partecipa con una lista che ha il simbolo di Democrazia Proletaria, alle elezioni comunali a Cinisi. Viene assassinato il 9 maggio 1978, qualche giorno prima delle elezioni e qualche giorno dopo l'esposizione di una documentata mostra fotografica sulla devastazione del territorio operata da speculatori e gruppi mafiosi: il suo corpo è dilaniato da una carica di tritolo posta sui binari della linea ferrata Palermo-Trapani. Le indagini sono, in un primo tempo orientate sull'ipotesi di un attentato terroristico consumato dallo stesso Impastato, o, in subordine, di un suicidio "eclatante".

Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”. Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi.

Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l’inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti.

Nel frattempo, a ridare attenzione al caso, nel 2000 era uscito il film "I Cento passi" di Marco Tullio Giordana con Luigi Lo Cascio come protagonista e una sceneggiatura realizzata con la collaborazione della madre e del fratello di Peppino.

Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini.

Il 5 marzo 2001 la Corte d'assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L'11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all'ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti.

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